Milano dopo il Leoncavallo: due sguardi a confronto

Lo sgombero dello storico centro sociale Leoncavallo divide Milano. C’è chi applaude, vedendo finalmente ristabilito il principio di legalità, e chi invece denuncia una perdita culturale e sociale irreparabile. “Finalmente legalità”, gridano in diversi cittadini Era ora. Dopo decenni di rinvii, lo sgombero del Leoncavallo rappresenta un atto di coraggio e di giustizia. Non si può convivere per sempre con una realtà occupata abusivamente, anche se rivestita di un’aura romantica o alternativa. Le regole valgono per tutti: cittadini, imprenditori, associazioni, giovani e meno giovani. Chi festeggia oggi non è “contro la cultura”, ma a favore della convivenza civile. Troppi anni di rumori notturni, tensioni, degrado: i residenti meritano rispetto. E lo Stato non può permettere zone franche in cui la legge non entra. Milano deve guardare avanti, e per farlo ha bisogno di spazi regolari, trasparenti, sicuri. Lo sgombero non è una perdita: è un nuovo inizio. “Una città più povera”, gridano altri con rammarico e rabbia Lo sgombero del Leoncavallo segna la fine di un capitolo importante della storia di Milano. Non si trattava solo di un’occupazione: era un luogo che, per quasi cinquant’anni, ha dato spazio a chi non ne aveva. Concerti, mostre, dibattiti, solidarietà concreta: migliaia di giovani hanno trovato lì una casa culturale e politica che altrove non avrebbero avuto. Eliminare tutto con un atto di forza significa privare la città di una delle sue anime. Non basta dire “la legge è legge”: la politica avrebbe dovuto mediare, trovare un modo per regolarizzare e valorizzare, invece di cancellare. Oggi Milano ha guadagnato legalità, ma ha perso un presidio di creatività. E rischia di diventare un po’ più ordinata, sì, ma anche più grigia. Per alcuni lo sgombero è il segno di una città più giusta e ordinata; per altri, è la dimostrazione che la legalità può imporsi ma senza capire davvero le ragioni della società. Quel che è certo è che il futuro dello stabile e delle politiche giovanili milanesi dirà se questa scelta sarà ricordata come un atto di forza o come un’occasione di rinascita.
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