Quando sul Fillungo si faceva la vasca
LUCCA – Negli anni Ottanta e Novanta il Fillungo era il teatro della gioventù lucchese. Non servivano cellulari né appuntamenti: bastava infilarsi nella via e iniziare a camminare. “Fare la vasca” era un rito collettivo, un andare su e giù senza fine, con la certezza di incontrare amici, compagni di scuola, simpatia o magari un nuovo amore.
Il Fillungo diventava così una passerella. I motorini – Ciao, Sì, Vespa – erano allineati nelle traverse, tirati a lucido come gioielli. I ragazzi indossavano giubbotti di pelle o piumini colorati, le ragazze jeans a vita alta, Timberland e zainetti Invicta. Le vetrine illuminate facevano da cornice, e davanti a certi negozi – la Standa, i dischi, le paninoteche – ci si fermava immancabilmente a fare capannello.
Il sabato sera la via era un fiume umano lento, ordinato, rumoroso. Nessuno aveva fretta, anzi: il bello stava proprio nel trascorrere il tempo tra una chiacchiera e una risata, avanti e indietro, come se quel movimento continuo fosse l’essenza stessa della socialità.
Negli anni 2000 la vasca resisteva ancora, ma qualcosa stava cambiando. Al posto degli zainetti spuntavano i primi cellulari con fotocamera, i motorini si facevano scooter e le mode guardavano sempre più all’America. Eppure, nonostante le novità, la tradizione sopravviveva: gruppi di ragazzi continuavano a fare su e giù, con la stessa voglia di incontrarsi e di farsi vedere, anche se ormai i messaggi sul telefonino iniziavano a sostituire il passaparola.
“Fare la vasca” significava esserci, sentirsi parte della comunità, condividere un momento semplice eppure fondamentale. Oggi quell’abitudine è quasi scomparsa, sostituita dai social e da altri luoghi di ritrovo. Ma per chi l’ha vissuta, resta la nostalgia di quelle serate in cui bastava una camminata sul Fillungo per sentirsi vivi, giovani e dentro al cuore della città.