Torna Lucca Art Fair che apre la stagione autunnale delle fiere d’arte
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Capisco il punto: se non hai mai fatto certe cose, è giusto rivendicarlo. Nessuno ti sta accusando sul piano personale.
Il tema però non è solo chi ha rubato foto, ma la cultura che lo rende possibile o lo minimizza. Quando si parla di “colpa collettiva maschile” non significa che ogni uomo sia colpevole in prima persona, ma che come società maschile abbiamo la responsabilità di non girarci dall’altra parte, di non ridere di certe battute, di non normalizzare questi comportamenti.
È un po’ come il discorso sul bullismo: non tutti i ragazzi sono bulli, ma se la maggioranza resta zitta, il bullo agisce indisturbato. Qui il ragionamento è simile.
per quale motivo dovrei sentirmi parte di una "colpa collettiva maschile" se non ho mai pubblicato foto senza consenso, non ho mai commentato fotografie di chicchessia, né tantomeno ho mai navigato in siti idioti. Saranno cazzi di chi ha fatto certe cose.
Anonimo - 01/09/2025 00:36Ora tutti si indignano. Ora che il sito è stato chiuso, tutti gridano allo scandalo. Ma la domanda vera è semplice: chi ci guadagnava?
Perché dietro a Phica non c’era solo la maleducazione di qualche utente. C’erano soldi veri. Ogni click, ogni foto rubata, ogni commento sporco significava pubblicità, abbonamenti, traffico rivenduto. Un business costruito sull’umiliazione delle donne.
E il tutto è andato avanti per quasi vent’anni, sotto gli occhi di tutti. Possibile che nessuno si sia accorto di nulla? Possibile che ci si svegli solo quando tocca alle persone famose?
È facile dire che “non si riusciva a controllare”. La verità è che finché i soldi entravano, nessuno voleva fermarsi. E a pagare sono state le donne comuni, trattate come carne da macello, senza rispetto né dignità.
Questa è la vera vergogna: non solo la violenza digitale, ma pure l’affare sporco che ci stava sopra.
E noi cittadini, oggi, possiamo solo chiederci: quanti altri siti come questo girano ancora in rete, indisturbati, mentre qualcuno ci fa i soldi?
C’è da restare basiti. Per anni e anni è esistito un sito che raccoglieva foto di donne prese dai social, manipolate e messe in mostra con descrizioni volgari, umilianti, sessiste. Politiche, influencer, ma anche ragazze comuni finite in rete senza saperlo, trasformate in oggetto di scherno e desiderio malato. E nessuno ha fatto nulla. O meglio: tutti sapevano, ma ci si è girati dall’altra parte.
Oggi scopriamo che quel sito, Phica, è stato finalmente chiuso. Solo adesso ci si indigna, solo adesso ci si mobilita, con petizioni e denunce. Ma viene da chiedersi: dov’eravamo prima? Possibile che ci sia voluto lo scandalo, le prime pagine dei giornali e il coinvolgimento di personaggi famosi perché la gente si accorgesse di questa vergogna?
Le donne hanno subito umiliazioni silenziose per anni. C’è chi ha dovuto leggere insulti sul proprio corpo, chi ha visto le foto personali prese e usate senza permesso. Non parliamo solo di privacy violata: parliamo di dignità calpestata. Eppure il sito è andato avanti per quasi vent’anni, indisturbato.
Oggi la politica, la stampa e l’opinione pubblica scoprono improvvisamente che c’è un problema di sessismo online, di violenza digitale. Meglio tardi che mai, certo. Ma rimane l’amaro in bocca. Perché questa non è una novità: è la dimostrazione che in Italia spesso si reagisce solo quando il danno è diventato enorme, quando tocca i “volti noti”.
Il problema vero è culturale. Non basta chiudere un sito, serve cambiare la mentalità di chi crede che una donna sui social sia automaticamente “a disposizione”. Servono regole più chiare, controlli veri e pene dure. Ma soprattutto serve rispetto, quello che per anni è mancato.
Phica è stato smascherato troppo tardi. E adesso che finalmente ci siamo svegliati, almeno non torniamo a dormire.
Che poi in molti casi sui loro profili istagram compaiono foto ben più volgari. Ma si sa, lì portano visualizzazioni. A me di tutto questo non frega niente. Tutto compatibile con il livello umiliante che vediamo oggi sui vari social e sul fenomeno only fans. Non ci prendiamo per il culo. Poi ovviamente siamo tutti d'accordo che in quel sito ci fosse illegalità e tutto va denunciato!
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