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  • 18/08/2025 11:09

Ricordo di Piero Angelini

Io Piero l’ho conosciuto quand’era ancora un ragazzo, con quella sua aria decisa e un po’ sognatrice. A Lucca lo conoscevano in tanti, ma chi lo ha frequentato da vicino sa che non era solo un politico: era prima di tutto un uomo che ascoltava, che si fermava a parlare con tutti, senza fretta, come se il tempo non gli mancasse mai. Aveva quella maniera sua, semplice ma ferma, di spiegarti le cose della politica. Non usava paroloni, diceva sempre che se non ti capisce la gente, allora vuol dire che parli solo per te stesso. Ed era vero: la piazza lo capiva, e pure i contadini delle colline, e gli operai delle cartiere. Mi ricordo quante sere passate nei circoli, con il fumo che appannava i vetri e il vino rosso nelle bottiglie sbeccate. Lui prendeva la parola e tutti stavano zitti, perché da Piero ti arrivava non solo un discorso, ma una fiducia: ti faceva credere che il futuro poteva essere più giusto, se tutti davano una mano. Era uomo di partito, certo, ma soprattutto era uomo di paese. A Lucca lo sentivi vicino, quasi di casa. Non si tirava indietro, nemmeno quando le cose si facevano dure. Aveva un cuore buono e uno spirito tenace, che non si arrendeva mai. Ora che non c’è più, a me pare quasi di vederlo ancora camminare per via Fillungo, con quel suo passo calmo e lo sguardo sempre un po’ avanti. E mi viene da sorridere, perché penso che se lo incontrassi oggi, lui mi direbbe la solita frase: “Dai, un ti preoccupare, vedrai che si va avanti.” E aveva ragione lui: si va avanti, ma con un vuoto grande, perché uno come Piero non si rimpiazza. un amico di partito

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