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  • 12/09/2025 14:11

Charlie Kirk fondatore di “Turning point USA ucciso da un killer

Charlie Kirk fondatore di “Turning point USA”, ieri durante un comizio giovanile, è stato ucciso in maniera brutale mentre parlava davanti a 3.000 studenti all’Università dello Utah. Un colpo di fucile lo ha raggiunto al collo, spegnendo la sua voce ma non il messaggio che per anni ha proclamato con forza. Charlie non era solo un leader politico, ma un credente che ha fatto della sua fede il cuore della sua battaglia. Nei suoi dibattiti non temeva di affrontare l’ideologia woke e gender, denunciando le bugie culturali che confondono e distruggono intere generazioni. Un ragazzo brillante e capace di tenere testa anche a personaggi illustri. Per lui la verità non era negoziabile, perché radicata nella Parola di Dio. Viviamo in un mondo in cui chi prende posizione chiara e scomoda viene spesso isolato, ridicolizzato o odiato. Ma quando persino la vita viene tolta a chi difende la verità, comprendiamo quanto il Vangelo sia realmente “scandalo” per il nostro tempo. La morte di Charlie deve scuoterci: non possiamo permetterci di vivere una fede tiepida. Oggi più che mai siamo chiamati a testimoniare Cristo senza compromessi, con amore ma anche con coraggio. La sua voce è stata spenta da un colpo di fucile, proprio mentre difendeva i valori cristiani. Questa è persecuzione. E non è avvenuta in uno stato islamico o in una cultura dichiaratamente anti-cristiana, ma nel cuore degli Stati Uniti d’America. Charlie non è sceso a compromessi, ma si è speso e battuto con coraggio fino al giorno della sua fine. “Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita” (Apocalisse 2:10). Preghiamo per sua moglie, Erika, per i suoi due bambini di 1 e 3 anni, e chiediamo a Dio che da questo sacrificio nasca nuova forza per tanti credenti nel mondo e che la Chiesa possa riconoscere che non è più tempo di rimanere arroccati nei propri locali di culto, ma c’è bisogno di una generazione che si batta, per vita e per morte per la causa dell’evangelo!

I commenti

In America le armi sono in mano a tutti è vero ma i killer non sono mai da giustificare

Mi dispiace di questa morte, sia stato un uomo di destra o di sinistra per me è uguale è morto come molti illustri americani uccisi da cecchini

Lida - 13/09/2025 12:03

L’America divisa sull’omicidio di Charlie Kirk

Charlie Kirk, 32 anni, era uno dei volti più riconoscibili del conservatorismo statunitense. Fondatore di Turning Point USA, organizzazione nata per mobilitare studenti universitari di destra, aveva costruito la sua carriera tra campus, social e tv, a colpi di dibattiti incendiari e prese di posizione senza compromessi. Non parlava mai a bassa voce: attaccava i democratici, accusava i docenti progressisti di “indottrinamento”, difendeva Trump e il nazionalismo cristiano come baluardi della nazione.

Per i suoi sostenitori era un combattente, un oratore capace di dire quello che altri non osavano. Per i detrattori, invece, era un demagogo pericoloso, un uomo che polarizzava e alimentava divisioni. Qualcuno lo ha persino definito “un piccolo Trump dei campus”.

Il 10 settembre 2025 la sua parabola si è interrotta bruscamente nello Utah. Davanti a migliaia di persone, durante un evento pubblico, un colpo di fucile lo ha centrato al collo. È morto sul posto, trasformando un incontro politico in una scena di guerra.

Dietro il grilletto, secondo l’accusa, c’era Tyler Robinson, 22 anni, studente in un corso tecnico. Un ragazzo qualunque, non legato al campus, che negli ultimi mesi aveva maturato ossessioni politiche e rabbia crescente verso Kirk. A incastrarlo non sono state solo le telecamere, ma soprattutto i bossoli trovati vicino al punto di tiro: incisi a mano con frasi come “Goodnight Charlie”, “Clown world”, “Die fascist” e persino “Bella ciao”. Un messaggio urlato nel metallo, come a voler trasformare l’assassinio in manifesto.

Le autorità parlano di un omicidio politico. Ma l’America, come sempre, si è spaccata. Da una parte chi piange Kirk come martire della libertà di parola, dall’altra chi, con cinismo, ha esultato online, quasi che la sua morte fosse una vendetta ideologica. Una reazione che dice molto più del livello di odio nel dibattito pubblico che di Kirk stesso.

Perché, al di là delle opinioni, nessuno “merita” un colpo di fucile in diretta. Kirk aveva detto e fatto cose che dividevano, aveva sicuramente costruito la sua carriera sulla provocazione. Ma provocare è parte della politica; uccidere no. E chi oggi festeggia la sua morte dimostra di non essere migliore del nemico che dice di combattere.

Charlie Kirk se n’è andato così: non per un errore, non per una truffa, non per uno scandalo, ma perché qualcuno ha deciso che le parole di un avversario valevano un proiettile. Ed è questa, forse, la condanna più dura di un Paese che sembra aver dimenticato che la democrazia si regge sul confronto, non sulla vendetta.

Ester - 13/09/2025 12:01

questo tizio, questo Kirk, era uno che predicava l'uso delle armi, con una certa predilezione per i fucili d'assalto… Alla faccia del Vangelo!

anonimo - 13/09/2025 11:46

Paladino del libero fucile....
Sarà morto contento.
Stamattina alla radio parlavano del tema armi in USA,
un sociologo diceva che è la società americana è così,
molto diversa dalla europea.
A trent'anni ho pensato di emigrare, ma in nessun caso in USA, pensavo alla Nuova Zelanda.
Chi di spada ferisce di spada perisce.

.... - 13/09/2025 11:09

La morte di questo Kirk sarà usata da Trump per giustificare una svolta autoritaria.

anonimo - 13/09/2025 02:03

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