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  • 30/08/2025 09:26

La sequoia ferita, la città ferita

La notte del 28 agosto la ricorderemo a lungo. Non solo per il vento che ha scosso le case e fatto tremare le finestre, ma per quella ferita che la nostra città si porta addosso: la cima della sequoia dell’Orto botanico, uno dei giganti verdi che da quasi due secoli ci accompagna, non c’è più. Un tonfo nel buio, un tronco di quindici metri spezzato come un fiammifero, e d’improvviso Lucca ha perso un pezzo della sua storia. Perché quell’albero non era solo un albero: era memoria, era radice, era il respiro lento di 173 anni di vita condivisa. Chi è cresciuto passando dall’Orto botanico lo sa: le sequoie erano i nostri “guardiani”, colonne che svettavano in silenzio sopra i tetti, immutabili. Ora una di loro porta il segno della tempesta, e noi con lei. Ma la buona notizia è che vivrà. Ferita, sì, ma viva. Come un vecchio saggio che ha attraversato guerre e stagioni e che adesso cammina con una cicatrice in più. E non è stata solo la sequoia. Le Mura, il nostro salotto a cielo aperto, hanno pianto anch’esse: cedri crollati, tigli abbattuti, rami sparsi come ricordi strappati. La passeggiata di stamani era diversa: camminare sopra il tappeto di foglie e rami non era come le altre mattine, era come passare in mezzo a un dolore comune. I vigili del fuoco hanno lavorato tutta la notte, tra sirene e motoseghe, quasi quaranta uomini in corsa per rimettere ordine dove la natura aveva fatto caos. E noi, stamattina, li ringraziamo. Ma resta una domanda, che non possiamo più ignorare: quanto siamo pronti a proteggere il nostro patrimonio verde? Gli eventi estremi non sono più eccezioni, diventano regola. Non basta piangere un albero quando cade: bisogna curarli, controllarli, amarli ogni giorno. Perché Lucca non è solo mura e pietre: è verde, è radici, è alberi che raccontano chi siamo. La sequoia ferita è la nostra città ferita. Ma come lei, anche noi possiamo rialzarci, curarci, e andare avanti. Con una consapevolezza nuova: che quei giganti silenziosi sono parte della nostra anima, e difenderli significa difendere noi stessi.

I commenti

Veramente poetico, ma la sequoia è una specie esotica, giustamente coltivata nell'Orto Botanico, che è un istituto scientifico, ma che non è detto sia adatta come alberatura urbana a Lucca. Semmai vedrei bene le sequoie nei rimboschimenti, visto che crescono molto bene e velocemente in Lucchesia; però diventano altissime e sono soggette a schianti. Comunque l'albero vivrà, come vive quella di Villa Grabau a San Pancrazio, che si schiantò qualche decennio fa. Quanto agli alberi delle Mura, quelle sono piante che soffrono, perché vivono su un terrapieno fatto con terreno di riporto e subiscono la siccità. Tambellini è stato un sindaco poco brillante, ma per l'Orto Botanico ha fatto di meglio rispetto ai sindaci precedenti.

anonimo - 31/08/2025 02:55

Esistono alberi & alberi, situazioni & situazioni.
Esistono alberi in condizioni pericolose, e dopo (non prima) che gli è venuto in testa quando ci passerà di sotto uno di quelli...allora dopo vediamo quello che scrive.
Suppongo che quella sequoia è albero monumentale, datato metà ottocento, protetto dalla Legge, come lo è il Cedro del Libano, targato sembra di ricordare anno 1822. Protetti dalla Legge, anche con i loro problemini derivanti da dove stanno.
Il cedro del Libano è albero di montagna, in natura con radici profonde anche decine di metri, che non amano particolarmente stare in ammollo, anzi, aborrono gli acquitrini lucchesi, e lì dove sta ha l'acqua a un metro e mezzo.
La sequoia sospetto sia tarabaralla, anche quella di montagna.
Vicino a casa avevo un pino domestico, quello ha di suo radici superficiali, ma durante una bufera si schiantò un grosso ramo il cui interno purtroppo denunciò lo stato del legno, forse perchè quì a causa del clima mite quegli alberi crescono troppo velocemente, il legno non è certo compatto come può essere quello di pini in clima più rigido, in fatti per i mobili usano non a caso 'pino di Svezia'. Dovetti tagliare quel pino vicino casa perchè 'legnaccio' molto scadente, e non abito 'isolato'.
Il Cedro e la Sequoia che ha ceduto, forse proprio per la qualità del suo legno "lucchese", sono 'monumentali' e 'controllati' pressochè quotidianamente, mentre gli altri non monumentali, sarebbe già tanto se li controllassero annualmente.
Tanti di quelli sono vuoti, il legno nel centro degli alberi vecchi se c'è è legno morto, e se c'è ed è integro non malato non credo lo taglino.
Per vedere se dentro sono vuoti o malati, di sicuro da fuori non lo vede, deve fare dei sondaggi con strumenti che sicuramente non trova in farmacia.

... - 30/08/2025 20:09

e qui capisci quanto era utile l'atteggiamento di Tambellini: ma quale sconcerto, ma quale dolore per gli alberi pluricentenari abbattuti? Motosega! Buttare giù tutto! Tagliare, tagliare! Basta con questa debolezza da femminucce: platani bicentenari? Tagliare! Cedri del Libano? Tagliare! Buttare giù tutto! Allegria! Buonumore! A proposito, Ve la ricordate la barzelletta del tiglio storico della stazione che andava abbattuto perché era malato? E le transenne tutto intorno? Ve la ricordate?

anonimo - 30/08/2025 17:39

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