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  • 30/08/2025 15:24

Giorgia Meloni : chi è ?

C’è un’Italia che ha creduto alle promesse di Giorgia Meloni, ai suoi slogan semplici, alle parole urlate nelle piazze e sui social. E c’è un’Italia che oggi, dopo due anni di governo, si accorge che quelle parole erano poco più che slogan: facili da dire, impossibili da mantenere. Il risultato? Una lunga lista di promesse rimangiate, trovate mediatiche trasformate in flop, annunci buoni solo a strappare applausi. Il passato nel MSI Meloni entra giovanissima nel Fronte della Gioventù, movimento giovanile del MSI. Nel 1996 definì Mussolini “un buon politico che ha fatto molto per l’Italia”. Una frase che ancora oggi pesa e che segna la continuità con un passato mai reciso del tutto. Immigrazione: da “porti chiusi” a numeri record Prometteva sbarchi azzerati “in 24 ore”. La realtà è opposta: arrivi aumentati, centri d’accoglienza al collasso, e l’Italia costretta a piegarsi agli accordi di Bruxelles. Nessuna “naval blockade”: solo caos. Il flop dei centri in Albania Annunciati come “rivoluzione storica”, i centri per migranti in Albania si sono rivelati un disastro: ritardi, costi enormi e numeri ridicoli rispetto agli sbarchi reali. Lavoro e precarietà Salario minimo bocciato. Taglio del cuneo fiscale minimo e temporaneo. Precariato dilagante. Morti sul lavoro oltre 1.000 l’anno. Sicurezza e carceri Carceri sovraffollate, suicidi in aumento, agenti allo stremo. Il governo risponde solo con proclami e repressione, senza investimenti strutturali. Pensioni tradite La “Quota 41 per tutti” promessa in campagna elettorale è svanita. La Fornero, tanto contestata, è ancora qui, più viva che mai. Le tasse e il costo della vita “Meno tasse per tutti”: archiviata la flat tax generalizzata. Intanto inflazione, bollette e mutui strangolano le famiglie. Neofascisti nei palazzi del potere Ai vertici istituzionali siedono figure legate al neofascismo: Ignazio La Russa, con la sua collezione di busti di Mussolini. Galeazzo Bignami, immortalato con la svastica. Giovanbattista Fazzolari e Andrea Delmastro, provenienti dagli ambienti della destra radicale. Meloni dice che il fascismo è “consacrato alla storia”, ma intanto lo tiene dentro casa. La famiglia come spot Meloni usa la vita privata come brand politico: “madre, donna, cristiana”. Ma mentre si mostra paladina della famiglia tradizionale, il governo taglia welfare e ostacola i diritti delle famiglie non riconosciute. Rapporti scomodi all’estero A Bruxelles si mostra leader affidabile, ma resta vicina a Orbán, al PiS polacco e a VOX in Spagna: i volti dell’illiberalismo europeo. Libertà a senso unico Sgomberi: durissimi contro i centri sociali e le occupazioni di sinistra; indulgenti con quelle di destra. Piazze: manganelli per studenti e sindacati, comprensione per categorie vicine al governo. Una libertà interpretata a senso unico. Israele, Palestina, Kiev e Russia Israele/Palestina: condanna Hamas, ma silenzio sui massacri di civili palestinesi. Kiev: sostegno ufficiale all’Ucraina, ma con distinguo interni e ambiguità. Russia: prima simpatia per Putin come “leader forte”, poi virata atlantista. Passato e presente che cozzano. Come la vedono le altre nazioni USA: la considerano un’alleata utile nella NATO, ma con diffidenza. UE (Francia e Germania): la tollerano come partner obbligato, ma non si fidano. Est Europa: è applaudita da Orbán e dai governi illiberali come “sorella politica”. Mediterraneo: sospetti e critiche per le politiche migratorie fallimentari. Stampa estera: oscillante tra chi la dipinge come “nuova Thatcher” e chi la descrive come minaccia democratica. Il problema non è ciò che Giorgia Meloni promette. Il problema è ciò che Giorgia Meloni non mantiene. Dietro ogni slogan c’è un’inversione di marcia. Dietro ogni proclama c’è un flop. Dietro ogni parola sul “popolo” c’è una politica che colpisce proprio i più deboli. Meloni si è presentata come la leader del cambiamento, la “voce del popolo” contro le élite. Ma oggi, vista da vicino, appare per quello che è: una premier che ha trasformato la propaganda in governo e il governo in propaganda. E l’Italia reale continua a fare i conti con stipendi bassi, sbarchi record, carceri al collasso, pensioni più lontane, diritti negati. All’estero Meloni è più tollerata che stimata, più pedina tattica che leader credibile. La verità è una sola: le promesse non pagano le bollette, non fermano gli sbarchi, non riempiono il carrello della spesa. E il tempo delle illusioni è già finito.

I commenti

Questo secondo la stampa estera:

Die Welt: Meloni la persona più potente d’Europa. Le Monde: Modello Italia. Le Point: Incredibile Italia. New York Time: l’Italia di Meloni è un’oasi di stabilità nell’Europa senza timone. Classifica politici 2025 Il Politico.Eu : Meloni la più potente d’Europa. Sondaggi politici di un giorno fa: Fdi: 28,8%. Spero abbia capito chi è Meloni!

anonimo - 01/09/2025 11:58

Guardi che non ho votato Lega, FI o FdI. In sostanza non ho votato la Meloni. Ma non me la sento neanche di votare l'ammucchiata PD/M5S. Conte è solo il Salvini di sinistra (ammesso si possa definire Conte "di sinistra" o Salvini "di destra"). Sono due populismi l'un contro l'altro armati.

Anonimo - 01/09/2025 00:55

Dire che “Conte/Schlein farebbero peggio” non ha basi reali: nessuno può dimostrare cosa farebbe un governo che non esiste. È solo un’opinione ipotetica usata per spostare l’attenzione. Un governo si giudica sui fatti e sulle scelte che compie oggi, non su paragoni con scenari immaginari.

Ursula - 31/08/2025 18:00

Capisco l’analisi, ma alcune cose vanno dette. Se una promessa elettorale come “bloccare gli sbarchi” era irrealizzabile, allora era propaganda ingannevole. Dire che “anche gli altri non hanno fatto il salario minimo” non giustifica il fatto che oggi non si faccia nulla. Lo stesso vale per carceri, precariato o morti sul lavoro: non basta dire che c’erano anche prima, serve capire cosa si fa adesso. Sulle tasse e sulle pensioni è chiaro che certe promesse erano impossibili dall’inizio, e questo pesa sulla credibilità. Infine, che i neofascisti fossero già presenti non toglie che oggi siano messi ai vertici. In sintesi: che altri abbiano governato male non assolve l’attuale governo. Ognuno va giudicato per quello che fa oggi, non per quello che hanno sbagliato gli altri.

5 stalle - 31/08/2025 17:59

Capisco il tentativo di relativizzare molte questioni, ma alcune precisazioni credo siano necessarie.

È vero che a 19 anni si possono dire sciocchezze, ma se quelle frasi non fossero mai state rinnegate apertamente (e con chiarezza, non solo con mezze frasi), resta legittimo chiedere oggi un’assunzione di responsabilità politica, non solo personale.

Nessuno ha mai parlato seriamente di “silurare barconi”: lo slogan “bloccare gli sbarchi” è stato usato come promessa elettorale concreta, non come metafora. Se poi era irrealizzabile per diritto internazionale, allora si è trattato di propaganda ingannevole, e questo è un fatto politico.

È vero che il salario minimo non l’hanno introdotto neppure altri governi, ma ciò non assolve chi governa oggi. Un conto è dire “nessuno l’ha fatto finora”, un altro è dire “non serve farlo”. La differenza di prospettiva è importante.

Che i problemi di carceri, lavoro, precariato o morti sul lavoro ci fossero anche prima è indubbio. Ma ogni governo va giudicato su cosa fa per affrontarli, non solo con il paragone a chi c’era prima. Dire “c’erano anche prima” non è una giustificazione.

Sul sistema pensionistico: la Lega ha fatto propaganda per anni contro la Fornero. Oggi al governo, se davvero crede che sia insostenibile, dovrebbe avere il coraggio di proporre alternative realistiche. Se non lo fa, significa che era solo propaganda.

Sulle tasse: è vero che i conti pubblici sono fragili, ma la promessa era “meno tasse per tutti”. Dire ora che non si può perché i conti salterebbero significa ammettere che la promessa era irrealizzabile dall’inizio.

La presenza di figure neofasciste non è una novità, ma il fatto che oggi occupino cariche istituzionali di massimo rilievo è una responsabilità politica precisa del governo attuale.

La vita privata della premier, e le sue scelte familiari, non hanno nulla a che vedere con la coerenza politica. Quello che conta è il modello che si propone pubblicamente come “famiglia tradizionale”, non cosa accade nel privato.

Su politica estera: è corretto dire che anche altri partiti sono cauti sulla Russia, ma se la premier vuole porsi come leader autorevole deve distinguersi per fermezza, non per prudenza e ambiguità.

Su Israele e Palestina: la prudenza non deve diventare immobilismo, né un doppio standard che condanna un aggressore e ne tollera un altro.

In conclusione: dire che “tutti hanno fatto così” o “anche gli altri non hanno risolto” non è un’assoluzione. Al contrario, rende evidente che la politica continua a ripetere gli stessi errori. Il fatto che un’alternativa non sia perfetta non significa che chi governa oggi debba essere esente da critiche.

x - 31/08/2025 17:58

Dai, proviamo.

1. Meloni era certamente una post fascista (il fascismo è finito nel 1945) ed inneggiava a Mussolini. La frase riportata è di quando aveva 19 anni e penso possa aver riflettuto e cambiato idea. Io a 18 anni facevo una marea di discorsi ridicoli...
2. Bloccare gli "sbarchi" comporterebbe di silurare i barconi, cosa che il diritto internazionale non consente; per cui si sapeva già prima che l'immigrazione sarebbe continuata. Solo gli scemi possono credere a propaganda elettorale irrealizzabile. I centri in Albania sono vero spreco di soldi pubblici, un'idea immonda che dovrà essere ritirata
3. il salario minimo non l'hanno mai introdotto gli altri che tutti hanno governato. Non l'hanno introdotto il PD, né il M5S; ora lo promettono, ma quando governavano nisba. Il cuneo fiscale tagliato in permanenza vorrebbe dire meno soldi per lo stato ed il deficit dei conti pubblici è un problema per la Meloni, come lo era e lo sarà per gli altri. Facile promettere soldi a tutti quando si è all'opposizione, difficile trovarli quando si è al governo. Il precariato dilagante (ammesso sia tale), come i morti sul lavoro c'erano anche con i governi precedenti.
4. Le carceri sovraffollate, con i suicidi e gli agenti allo stremo c'erano anche con gli altri governi a guida PD e M5S. I Radicali hanno proposto mille volte l'amnistia, ma tutti hanno paura della rivolta populista contro un tale provvedimento. Il grande alleato di Elly Schlein, ovvero il M5S è forcaiolo e non vorrebbe mai l'amnistia.
5. Il sistema pensionistico salterebbe se si abolisse la Fornero. Salvini è un mentecatto (politicamente, prego non censurare) e per fortuna Giorgetti evita che facciano cose impossibili. Anche qui promettere l'impossibile è facile dall'opposizione.
6. In Italia ci sono poche tasse sul piccolo lavoro autonomo, patrimoniali sugli immobili al limite del sostenibile e tasse alte sul lavoro autonomo. Se si abbassassero le tasse i conti pubblici salterebbero. Se le abbassi da una parte le devi aumentare da un'altra.
7. i neofascisti come La Russa non sono una novità della Meloni. Ignazio Benito La Russa ha fatto il ministro la prima volta nel 2008, ovvero 17 anni fa!! Semmai chiedevi perché gli italiani votano queste persone.
8. La Meloni ha rotto con il marito, per cui la sua non è una “famiglia tradizionale".
9. La Meloni si barcamena tra lealtà alla UE e vicinanza a movimenti e leader autoritari, ma più di tutti favorisce Putin quando urla ai quattro venti che non manderemo mai i soldati in Ucraina. Peccato che TUTTI i partiti italiani, esclusi i radicali, pochi riformisti del PD, Calenda e qualche renziano siano sulla stessa posizione. La vicinanza di Meloni e del tristanzuolo Salvini a Putin è condivisa dal M5S, da Verdi - Sinistra e dalla Schlein, che sul M5S si appiattisce sempre più.
10. Sui centri sociali si rispetti la legge. Spero lo si farà anche con CPI.
11. Su Israele fa bene ad esser prudente. Sulla Russia è appunto troppo prudente. Se vuoi contrastare la Russia devi farlo con forza, se lo fai come lo fa la Meloni non otterrai nulla.
12. Può star tranquillo che non è la "nuova Thatcher”. Su questo non ci piove. Inutile paragonarla a chi aveva una statura molto maggiore di lei (e non mi riferisco alla statura fisica ovviamente).

Concludendo la Meloni non sta cambiando in modo deciso l'Italia, ma un governo Conte/Schlein riuscirebbe a far peggio di Meloni; sarebbe un governo filorusso, che riconoscerebbe lo stato di Palestina, ma non farebbe serie azioni contro Israele, se attuasse le promesse economiche dovrebbe aumentare le tasse o dissestare i conti pubblici.... Purtroppo in Italia si fronteggiano due populismi e con due fronti populisti si va poco lontani.

anonimo - 31/08/2025 03:55


È da anni che ci sentiamo dire: “la sinistra deve rinascere, deve tornare a essere alternativa”. Eppure questo passaggio non arriva mai. È come se mancasse sempre un pezzo: un’identità chiara, un linguaggio diretto, una capacità di parlare alla gente normale.

Dopo la fine del PCI è stato un continuo rincorrere etichette, cambiare nomi, smussare spigoli per piacere a tutti e finire per non convincere nessuno. E intanto le vecchie basi sociali – operai, fabbriche, sindacati – si sono dissolte, mentre i nuovi precari, i giovani, chi lavora a partita IVA, non si sono mai sentiti davvero rappresentati.

E poi c’è il problema di sempre: le divisioni interne, i leader che si logorano tra correnti e compromessi, e una comunicazione che non buca, non scalda i cuori. La destra in due frasi sa parlare alla pancia, la sinistra spesso rimane intrappolata in discorsi freddi, tecnici, burocratici ..

Quando è arrivata Elly Schlein, molti hanno pensato: “ecco il cambiamento!”. Giovane, donna, progressista, un volto diverso dalle solite facce. La sua immagine ha acceso entusiasmo, soprattutto tra i giovani e chi crede nei diritti civili e nell’ambiente.

Però la realtà è più complicata. Schlein guida un partito, il PD, che ha dentro di tutto: ex democristiani, riformisti centristi, vecchie correnti. E infatti ogni giorno deve mediare, frenare, annacquare. Così la sua forza dirompente si smorza. C’è chi la vede autentica, determinata, coerente. E c’è chi, al contrario, la percepisce come troppo radicale, troppo distante dai problemi concreti della vita di tutti i giorni.

Il risultato? Una leadership a metà: popolare sui social, amata in certi ambienti urbani, ma debole nel contatto con le periferie, con le persone che chiedono risposte su lavoro e sicurezza.


Alla fine la sensazione è questa: la sinistra italiana rimane ferma a un bivio. Vuole essere nuova ma resta impigliata nel vecchio, ha leader che accendono entusiasmi ma che non riescono a trasformarli in un progetto credibile di governo.

Forse è proprio qui il nodo: servirebbe una voce che parli chiaro, che sappia tenere insieme valori e concretezza, idee forti e soluzioni pratiche. Finché non ci sarà questa sintesi, la sinistra continuerà a sembrare un’alternativa incompiuta, sempre un passo indietro rispetto a quello che potrebbe davvero essere.


Beppe - 30/08/2025 16:43

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